NANOPARTICELLE E
SALUTE
QUALSIASI
COMBUSTIONE PROVOCA LA FORMAZIONE DI
MICRO E NANOPARTICELLE, DETTE ANCHE PARTICOLATO FINE.
GLI
INCENERITORI NE SPRIGIONANO UNA QUANTITÀ ENORME.
CIÒ È DOVUTO
AL TIPO D’IMPIANTO E AL FATTO CHE ATTUALMENTE NON ESISTONO AL MONDO DEI FILTRI
INDUSTRIALI IN GRADO DI “FERMARLE”, ESSENDO QUESTE MOLTO PICCOLE E DI RECENTE
SCOPERTA.
La migliore tecnologia
disponibile è quella che produce le
particelle più piccole e, più sono
piccole, più sono patogeniche cioè, possono generare delle malattie, perchè
penetrano nell'organismo per inalazione ed essendo queste INORGANICHE non
possono essere degradate. dal sistema immunitario.
Altri fattori, incidono inoltre sulla quantità
di questo particolato fine nell'aria: i gas di scarico delle automobili,
l'usura delle gomme e dell'asfalto, i cementifici, le fonderie gli impianti a
biomasse ecc..
Le attuali conoscenze portano a concludere che l’aerosol urbano è formato da una complessa
miscela di aerosol recente e datato,
che proviene da varie sorgenti di combustione ad alta temperatura e che è in grado di causare risposte
fisiopatologiche. È dimostrata infatti, da numerosi studi epidemiologici
l’esistenza di una stretta correlazione
fra inquinamento da polveri e incidenza di malattie (riduzione della
funzionalità polmonare, asma, bronchiti croniche tumori etc.), ospedalizzazioni e tassi di mortalità più
elevati nelle aree urbane.
Tra le altre fonti di nanoparticelle ce ne sono
alcune impensabili come il talco (che
è stato equiparato all’amianto per gli effetti cancerogeni della sua fine
polvere), i famosi “microgranuli” contenenti silicio delle gomme da masticare,
o le particelle di oro contenute in
alcuni farmaci antinfiammatori utilizzati per le infiltrazioni articolari.
PER LEGGE SI DEVONO CONTROLLARE LE PM 10, CHE
SONO POLVERI PIÙ GROSSOLANE, MA NON QUELLE PIÙ PICCOLE CHE SONO LE PIÙ
PERIOLOSE.
Il diametro delle particelle è considerato il
parametro più importante per caratterizzare il comportamento fisico del
particolato atmosferico ecco le misure e gli effetti ptrodotti dalla loro
inalazione o ingestione tramite alimenti:
Particolato grossolano – particolato sedimentabile di dimensioni
superiori ai 10 µm (micron), non in grado di penetrare nel tratto respiratorio
superando la laringe, se non in piccola parte.
PM10 – particolato formato da particelle inferiori a 10 micron (µm), cioè
inferiori a un centesimo di millimetro. Questa è una polvere inalabile, ovvero
in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso, faringe e
trachea), infatti le particelle fra 5 e 2,5 µm si depositano prima dei
bronchioli.
PM2,5 – particolato fine con diametro inferiore a 2,5 µm (un quarto di
centesimo di millimetro), è una polvere toracica, cioè in grado di penetrare
profondamente nei polmoni specie durante la respirazione dalla bocca.
Per dimensioni ancora inferiori (particolato ultrafine, UFP o
UP) si parla di POLVERE RESPIRABILE, cioè in grado di penetrare
profondamente nei polmoni fino agli alveoli.
PM1 , particolato con diametro
inferiore a 1 µm.
PM0,1, con diametro inferiore a 0,1 µm.
Nanopolveri particolato con diametro
dell'ordine di grandezza dei nanometri (un nanometro sarebbe PM 0,001), si tratta, in questo caso, di misure atomiche e molecolari.Queste
nanoparticelle hanno la possibilità di entrare nelle cellule e addirittura
arrivare al nucleo creando diversi disturbi tra i quali le mutazioni
del DNA, pensate che la doppia elica del DNA ha un
diametro di circa 0,002 µm.
Mentre le particelle fini sono trattenute negli alveoli con una percentuale del 30 -40%, le nanoparticelle possono superare l'80% di ritenzione.
E allora succede che a causa di questa elevata capacità di penetrazione
negli alveoli polmonari e della loro
elevata concentrazione sul parenchima polmonare, tali particelle inibiscono
l’azione dei macrofagi alveolari, che hanno il ruolo di ripulire il tessuto
polmonare dalle sostanze estranee inalate. È inoltre possibile che i macrofagi,
per la presenza di un sovraccarico di particolato ultrafine, nel tentativo di
distruggere il materiale, aumentino la produzione di mediatori citotossici
(specie reattive ossigenate, enzimi e tossine), portando ad un aumento della
suscettibilità alle infezioni, con infiammazioni e danni polmonari. Anche i
lipopolissacaridi (antigeni batterici immunoreattivi esocellulari), sembrano
poter causare processi infiammatori.
Ulteriore danno ai tessuti deriva dal fatto
che il particolato ultrafine è in grado di assorbire acidi forti, come l’acido
solforico (derivante da ossidi di zolfo presenti in atmosfera), danneggiando i
tessuti degli alveoli.
La presenza di metalli sulla superficie delle
particelle (ferro, manganese, vanadio o nichel derivati dalla combustione o
platino, palladio e rodio presenti nei convertitori catalitici dei veicoli a
motore), aumenta l’irritazione dei
tessuti e ne permette il trasferimento alle cellule, il loro effetto catalitico
favorisce la formazione in loco di sostanze ossidanti dannose per i tessuti.
Dagli alveoli le nanoparticelle possono
entrare nel circolo sanguigno rapidamente, in un minuto, e siccome il sangue va a caso, in quanto non possiamo
dirigerne il flusso, le nanoparticelle possono raggiungere qualsiasi organo: per esempio il fegato, i reni, il
cervello ecc. dove vengono filtrate.
Individuate
come corpi estranei anche qui, come sopra, vengono subito bloccate dal sistema
immunitario: se fossero sostanze organiche (batteri o virus), verrebbero scisse
in componenti più semplici e “digerite”, invece l’estraneo in oggetto
è inorganico, allora quella particella estranea non può essere eliminata.
Il nostro
organismo cerca di degradarla, ma purtroppo
non ci riesce, allora la isola avvolgendola in un tessuto: forma una
sorta di capsula chiamata granuloma, che
però è un tessuto infiammatorio che dura per sempre, si cronicizza e,
quando un'infiammazione diventa cronica, crea le condizioni favorevoli per
l'instaurarsi di una patologia tumorale.
L'analisi di diversi tessuti tumorali ha rilevato la presenza di
nanoparticelle.
Sintetizzando: in seguito
alla deposizione del particolato nei polmoni, la risposta dell’organismo
dipenderà dalla composizione del pulviscolo atmosferico e da come i composti
vengono veicolati nei fluidi polmonari e da qui negli organi interni.
LE
MICRO E NANOPARTICELLE INDIVIDUATE NEI TESSUTI PATOLOGICI NON SONO
BIODEGRADABILI, CIOÈ LA NATURA NON HA NESSUNA MODALITÀ PER DEGRADARLE IN
QUALCOSA DI COMPATIBILE CON LA VITA.
QUESTE PARTICELLE POSSONO ESSERE CANCEROGENE, ma non
solo, possono provocare anche turbe mentali quando si depositano nel cervello
(sindrome del golfo, dei balcani).
NOTA
Oltre
all'immissione delle particelle suddette nell'atmosfera, non tutti sanno che,
ad esempio, per smaltire negli inceneritori 1 tonnellata di rifiuti (di per se
poco inquinanti e poco pericolosi per la salute umana) si utilizza anche
dell’acqua e della calce viva e si inforna il tutto.
Alla fine del processo di combustione
si formeranno delle ceneri che si suddividono in ceneri leggere che derivano
dal processo di trattamento dei fumi e ceneri “pesanti”o scorie, che è
la parte che rimane sulle griglie alla fine del processo di combustione.
Ebbene, queste verranno smaltite a
parte in quanto rifiuti speciali, cioè smaltite
nelle discariche B1, quelle per rifiuti tossici, perchè le prime contengono
elementi inquinanti quali: zinco, piombo, rame, cromo, cadmio,
nichel, mercurio, le seconde:zinco, rame, piombo, cromo, nichel, vanadio,
cobalto, arsenico, cadmio. Tra ceneri acqua
e calce…tirando le somme si producono nella migliore delle ipostesi 300 kg di
rifiuti speciali, il che vuol dire che i rifiuti che escono dall'inceneritore
sono pari al 30% del totale che entra.
Fra le tante maniere per liberarci dei rifiuti quella dell'inceneritore è
la più folle perchè bruciando l'immondizia la trasformiamo in particelle che
possono uccidere.
UNA STORIA
Addio, Massimiliano
di Antonietta M. Gatti
Ieri è morto Massimiliano un bambino di Forlì a cui non è stata data la
possibilità di avere un futuro. E’ morto all’età di 11 anni per una rara forma
tumorale, un rabdomiosarcoma cresciuto fra la vescica e la prostata. Dopo anni
di sofferenza, che non dovrebbero toccare i bambini, se ne è andato col suo
carico di metalli pesanti dentro il corpo.
Avevo analizzato i campioni bioptici del bambino e avevo trovato metalli anche
in forma molto sottile: nanoparticelle.
A parte una particella di Oro e Argento, la cosa più sconvolgente è l’aver
trovato nanoparticelle di Tungsteno e/o carburo di Tungsteno. Ora uno si chiede
come sia possibile l’ingresso di queste polveri nel corpo di un bambino. Non è
un metalmeccanico che lavora in fabbrica. L’unica sua colpa è di aver vissuto
in una casa costruita fra due inceneritori: uno di rifiuti urbani ed uno di
rifiuti ospedalieri. L’aria, ma pure il cibo dell’orto, non sono dei migliori
da quelle parti. Se n’è andato ed io, pur sapendo, non sono stata in grado di
fare niente.
Nei miei studi avevo già indotto nei topi lo stesso tipo di cancro semplicemente
impiantando nei loro muscoli nanoparticelle (una pratica che cerco di evitare
sempre, ma quella volta non si poteva fare altrimenti). Tutti quelli che
avevano ricevuto nanoparticelle metalliche si erano ammalati di
rabdomiosarcoma. Quindi la correlazione fra un inquinamento ambientale molto
particolare e la stessa patologia a mio parere è dimostrato.
Purtroppo non solo queste evidenze non devono essere dette: questi studi non
vanno addirittura fatti.
Il 30 Giugno scorso l’avv. Bortolani, presidente della ONLUS, proprietaria
legale del microscopio comprato grazie alla sottoscrizione lanciata da Beppe
Grillo per studiare le nanopatologie, ha deciso di donare l’apparecchio
all’Università di Urbino. La suddetta non ha mai acconsentito a farci entrare
nel Consiglio di Amministrazione della ONLUS per la gestione trasparente
economica e scientifica dello stesso, con la scusa che questa è una ONLUS
famigliare che si occupa solo di delinquenti o presunti tali condannati per i
loro reati alla pena di morte in America. I bambini si ammalino pure o muoiano:
non interessano.
Ora, senza neanche informarci, la suddetta decide di donare il microscopio per
altre finalità all’Università di Urbino con la clausola che noi lo possiamo
usare “almeno” un giorno alla settimana. E’ ovvio che, abitando a Modena, la
cosa non risulta facile non solo per me, ma soprattutto per i tesisti che
lavorano con il microscopio. Con un lavoro “almeno” 1 giorno alla settimana
questi rischiano di laurearsi fra 10 anni. Per non parlare del Progetto Europeo
che io coordino che è ancora in corso.
Sono andata all’Università di Urbino dando la mia disponibilità a trasferirmi
presso la loro sede.
M i hanno risposto che tecnicamente è possibile, ma inattuabile.
Ho poi verificato che, così come hanno impostato le cose, ricerche su tessuti
patologici non sono tecnicamente possibili. Dal momento che poi non ci sono
scienziati esperti della materia (le nanopatologie sono una disciplina che è il
risultato di un progetto europeo che io coordinavo), il microscopio servirà per
altre finalità, non per quelle per cui era stato donato.
La motivazione addotta dall’avv. Bortolani per tale azione rasenta la
diffamazione nei miei confronti e si può facilmente dimostrare che si tratta di
bugie. Io ho lavori scientifici sulle nanopatologie e pure sulla
nanotossicologia scritti anche con scienziati stranieri, non solo, ma io non
sono affatto pagata per questa attività che svolgo part time pur di continuare
gli studi sulle nanopatologie. Anche con la chiusura delle attività imposta
dall’avv. Bortolani, però, non si pensi di imbavagliarmi: io continuerò ad
andare in tribunale per difendere gli interessi di chi è vittima di persone
perverse che compiono atti perversi sull’ambiente e su di loro, e lo farò con
le analisi già eseguite. La famiglia di Massimiliano sa che può contare sul mio
aiuto e, come loro, tanti altri. Ho già informato il Ministro della Difesa