FIM - la storia infinita della "Cattedrale" Il
vincolo della Soprintendenza dà fiducia all'agguerrito Circolo locale,
ma c'è ancora molto da lottare per evitare l'abbattimento.
Oggi La FIM (già fabbrica di concimi polifosfati
per agricoltura) testimonia un ramo estinto dell'industrialismo
del 900. Testimonia anche un sistema proprietario che, riconvertendosi,
ha abbandonato al degrado un complesso di fabbricati, parzialmente
inquinati da metalli pesanti, su una superficie di ha.7,3 ubicata
sul lungomare al centro della città.
Qualcuno poteva dubitare che oggi un'area
del genere, per di più circondata da estesi prati demaniali, non potesse
essere oggetto di una variante urbanistica che prevede il totale abbattimento
dell'esistente e la costruzione di appartamenti, albergo e supermercati?
Questo oggi il Sindaco di Porto S. Elpidio Paolo Petrini fieramente
difende con la motivazione che una simile variante è l'unico modo
per muovere l'interesse privato e quindi risolvere definitivamente
il caso FIM.
Un passo indietro. La FIM (1906/1981) pur
essendo stata di gran lunga nel tempo la principale attività di Porto
S. Elpidio ha vissuto un dorato isolamento rispetto alle prevalenti
attività artigiana e agricola e a quella sussidiaria della pesca.
Origina da qui la mancata identificazione della fabbrica nel tessuto
urbanistico in espansione e conseguentemente il disinteresse da parte
del paese di allora.
Il locale circolo Legambiente, attivo dal
1986, poteva in nome di questo disinteresse accettare una banale lottizzazione
in un luogo di grande significato ambientale e memoriale? Poteva accettare
la demolizione di un fabbricato "la cattedrale" costituito internamente
da un ordito ligneo unico nel suo genere nelle Marche? Avremmo negato
non solo la storia del nostro circolo ma almeno 20 anni di lotte ambientaliste
in Italia. Il nostro silenzio avrebbe avallato la rinuncia anche all'ultimo
simbolo di questa città. Non ci siamo stati a cavalcare il disinteresse,
ad approfittare della disinformazione diffusa in città. Da anni ed
in un crescendo che quest'anno ci ha visto forti protagonisti, perseguiamo
come primo obiettivo il mantenimento e riuso della "cattedrale" e
la eliminazione della variante urbanistica che prevede le seconde
case. Non vogliamo che la FIM diventi l'ennesimo scempio della costa.
Il vincolo che la Soprintendenza ha recentemente
apposto sulla FIM è stata una grande e bella novità. Il ricorso da
parte del Sindaco al TAR avverso al vincolo si può ben associare all'uso
strumentale che è stato fatto dell'inquinamento al solo scopo di pervenire
comunque alla demolizione di tutto l'esistente. La storia della FIM
è lunga e sta in buona parte nelle cartelle, nei fascicoli, nelle
rassegne fotografiche che ingombrano la nostra sede, sta anche nelle
numerose iniziative che abbiamo intraprese da soli o con nuovi amici.
Ma è anche storia di opportunismi, di strumentalizzazioni, di esperti
espertissimi, di bonifiche iniziate e sospese, di progetti fatti e
rifatti, di cose dette e ritrattate, di fideiussioni miliardarie impugnate,
di cause pendenti. Il tutto con una proprietà in liquidazione e delegata
a poteri invisibili ed a mutevoli accordi privatistici.
Il circolo è parte integrante di una storia
che vede come protagonisti la città indifferente e la città interessata,
la città che considera la FIM una disgrazia e chi invece la intende
come risorsa. Abbiamo promosso interesse e curiosità attorno a quello
che prima era un oggetto misterioso. Forse, se non c'era Legambiente,
oggi la FIM sarebbe completamente demolita , a modo loro "bonificata"
e la costruzione di 11 palazzi pronta a partire. Va detto che i pericoli
sono tutt'altro che scongiurati. Dobbiamo continuare a lavorare tutti.
Noi abbiamo un progetto di immediata realizzabilità, da valutare con
la città, affinchè la FIM sia restituita a Porto S. Elpidio e non
solo.